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Cassino – Dissesto finanziario, il sindaco D’Alessandro: “I debiti hanno un nome e un cognome”

“Ormai siamo entrati nell’ottica che qualcuno voglia far passare il dissesto finanziario del Comune di Cassino attraverso un’accezione prettamente negativa. Voglio dunque tranquillizzare i cittadini che l’unica cosa che si fermerà, all’interno dell’ente non sarà la macchina politico-amministrativa, ma sarà la crescita del debito. Con il voto di ieri abbiamo messo un punto con il passato per ripartire e disegnare un nuovo futuro. Anche perché i debiti hanno un nome e un cognome”. Lo ha dichiarato il sindaco del Comune di Cassino Carlo Maria D’Alessandro.

“Ad esempio il primo debito fuori bilancio riconosciuto nella nostra gestione attraverso la delibera n. 55 del 29 luglio 2016, riguarda una sentenza esecutiva per € 754.000 del tutto ascrivibile all’inerzia della passata amministrazione che non ha previsto il riconoscimento del debito nel piano di riequilibrio. La sentenza della Corte europea dei Diritti dell’Uomo era assunta, infatti, al numero 18791 del 2003.

Il secondo debito fuori bilancio è stato riconosciuto con delibera 56 sempre del 29 luglio del 2016, ad un mese dal nostro insediamento, per un importo pari a 186.481,75 € per le spese sostenute per gli uffici giudiziari con fatture emesse tutte nell’anno 2015. Chi governava la città in quell’anno, non di certo l’amministrazione D’Alessandro.

Passiamo poi 1.698.227,44 della famigerata sentenza che riguarda la Turriziani Petroli. Premesso che è stata sottoposto alla società una transazione che la stessa non ha ritenuto di firmare nonostante fosse stata concordata con questa amministrazione. Per detta sentenza la responsabilità è ascrivile al Sindaco pro-tempore nel periodo 1993-1995, avv. Giuseppe Golini Petrarcone per provvedimento sindacale n. 7666 del 07 marzo 1994 cassato e per il quale non fu mai proposto appello, e del Sindaco Pro Tempore del periodo 2011-2013, sempre Petrarcone, per inerzia dell’amministrazione dopo aver mancato di adempiere alle prescrizioni del Consiglio di Stato.

Ascrivile alla passata gestione amministrativa anche la Sentenza Siba per complessivi 350.000 € nella quale, nonostante le continue richieste dell’avvocato nominato dal comune di individuare un CTP per rispondere alla CTU del tribunale di Cassino, effettuate dal 25 novembre 2011 al 24 agosto 2012. Il comune, infatti viene condannato in base alle risultanze della CTU non contestata.

Poi abbiamo la transazione con società Percorso Sicuro per € 38.000 per fatture non pagate nel periodo 12 marzo 2013 –  03 dicembre 2014 mai indicate nel piano di riequilibrio concepito dall’amministrazione che ci ha preceduto.

29.000€ riguardano invece una transazione con società In Office per fatture non pagate nel periodo 2014-2015 ma indicate anche queste nel piano di riequilibrio Salera-Petrarcone.

Poi c’è il debito fuori bilancio per complessivi 379.500 € in favore della De Vizia Transfer Spa per lavori eseguiti extracontratto dal 1 aprile 2015 fino a firma del nuovo contratto con decorrenza dal 1 marzo 2017 per inerzia della precedente gestione in quanto è stata attivatra la raccolta differenziata in città adottando tardivamente gli atti per la redazione del nuovo bando.

Nel piano di reiquilibrio dell’amministrazione Petrarcone non sono stati mai inseriti nemmeno i debiti fuori bilancio per complessivi 147.672 € relativo a lavori ascrivibili all’area tecnica per fatture inevase dal 2012 al 2016. Come anche 249.011, 76 € relativo a lavori ascrivibili sempre all’area tecnica per fatture inevase dal 2013 al 2014.

Seguono i 71.661,35 € di debito fuori bilancio per Poste Italiane e Sapidata per l’elaborazione dei verbali di contravvenzione, spedizione e ricezione.

Ascrivibile all’amministrazione Petrarcone anche il debito fuori bilancio di 91.701,65 derivanti da sentenze pervenute tra il 2015 ed il 2017 e relative a cause intraprese contro il comune tra il 2011 ed il 2015. In ultimo i 237.919,21 € nell’ambito del procedimento di fallimento della ditta CIC con atto di citazione del 24 novembre 2011.

E’ dunque palese chi ha messo in ginocchio le casse del comune di Cassino e non avendo il coraggio di dichiarare il dissesto nel 2013. Questi signori hanno cercato di veicolare questa procedura che finalmente fermerà l’ampliamento della massa debitora dell’ente, come un nemico che sarebbe venuto a dissacrare un modo di vivere, a calpestare i nostri valori e la nostra libertà ed in questo modi di vedere non solo hanno fallito ma ci hanno fatto il dono più grande: la possibilità di rinascere. Noi ci risolleveremo, rigenerati, più forti di prima e soprattutto più forti delle loro paure e dei loro errori certificati e lo faremo restando uniti insieme alla cittadinanza”.