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#Appuntamentoconlastoria# – La Cattedrale di Pontecorvo prima della guerra

di Umberto Grossi

Il campanile della Cattedrale che domina dalla collina di S. Bartolomeo  tutta la città, viene anche chiamata “Torre di Rodoaldo” dal nome appunto di Rodoaldo Gastaldo di Aquino e fu edificata insieme alle poderose mura che egli fece erigere a difesa dell’abitato di “Ponscurvus”. 

E’ l’unica parte della Cattedrale  rimasta in piedi dopo il bombardamento del 1 novembre 1943 e quelli che si susseguirono.

Ma com’era la Cattedrale prima della guerra?

Una descrizione è riportata  nell’opuscolo stampato a cura del Comitato per i festeggiamenti di S. Giovanni nel 1955. “La chiesa di S. Bartolomeo aveva un archivio ricco di pergamene, alcune delle quali risalivano al 1100 ed erano scritte a caratteri longobardi.

Tali pergamene e libri liturgici dell’Archivio Capitolare erano conosciuti dai cultori di arte antica. Il Cardinale Schuster prima di prendere possesso dell’archidiocesi di Milano si recò nella Cattedrale di S,. Bartolomeo, verso il 12928 per constatare la preziosità dei libri, manoscritti e pergamene esistenti in detto Archivio.

Trovatolo interessantissimo, mentre era ancora in Bibliotecario dell’Archivio Vaticano, mandò a Pontecorvo il sig.  Prof. Pericle Perali per decifrare i manoscritti, elencarli, rimetterli in ordine. Il lavoro del professore si protrasse per oltre 20giorni e alla sua partenza propose di far conservare tale tesoro negli archivi Vaticani.

La proposta non venne accettata. Il terremoto del 1915 apportò lesioni alla volta della Cattedrale. Venne demolita e sostituita con nuove travature e con camere a canne e decorata dall’artista napoletano Vincenzo Severino. Vi era un coro di radica di noce scolpito artisticamente da un certo M° Clofer, tedesco.

Sua opera fu anche il ricchissimo pulpito  intagliato su radica di noce e frammisto a pezzi dorati. Un grande altare di marmi pregiati con bassorilievo del Martirio di S. Bartolomeo, troneggiava al Centro del presbiterio.

Alle cappelle laterali formanti la croce greca vi erano due artistici e ricchi altari completi di candelieri in legno ed intagliati e dorati ad oro zecchino. Uno di essi fu regalato da Pio IX.

Pregevole e di valore inestimabile    era la Cappella della Madonna, dove ordinariamente si conservava il SS Sacramento.

Stucchi pregiati a fondo oro, affreschi del celebre Baciccia, genovese , ( G:B: Gaudi 1649-1709,) altare di marmi finissimi con paliotto ad intarsio di marmi rari e madreperla, balaustra di alabastro rendevano ammirevole e di alto valore la Cappella.

Altri quadri ad olio pregiati e di valore erano la tela di S. Grimoaldo, opera del celebre Cavalier d’Arpino (Giuseppe Cesario), il Martirio di s. Bartolomeo, regalo di Pio IX; la Vergine coi Santi, della Scuola

Bolognese; S. Gaetano da Thiene ( G. Gagliardi) dono di S. Em. il Card. Gaetano Aloisi Masella. La Chiesa era tutta affrescata nel 1917 dal Prof. Severino di Napoli Balaustra a colonnine di marmo, pavimento in marmo, coro d’inverno in noce di buona lavorazione, era opera  degli artigiani di Pontecorvo. Un leone di pietra, già base di colonna, che si  riferisce alle  antichissime sculture, serviva per porta cero-pasquale.

Pregiata opera del Prof. Paracallo di Napoli era un ricchissimo baldacchino-trionfo in legno scolpito e dorato che serviva per le processioni del Protettore S. Giovanni Battista, dono dei Pontecorvesi emigrati nelle Americhe.

Le campane (in numero di quattro) anche esse sia per antichità sia per sonorità costituivano una ricchezza non indifferente. Arredi sacri, suppellettili, mobilio completavano la ricchezza della Chiesa Cattedrale. Con i bombardamenti del 1943 e 1944 la cattedrale venne rasa al suolo.

Sono così scomparsi tutti i tesori d’arte e di antichità, di cui Pontecorvo andava superba. Rimane solo il ricordo e la memoria. La Città di Pontecorvo si avvia alla rinascita materiale. La cattedrale fu riedificata nel 1950 con progetto dell’architetto Tonelli di Roma. Architettura romanica moderna. Stile severo con facciata confacentesi alla struttura della torre campanaria che è longobarda,

Ha tre navate, presbiterio ampio, sollevato dal pavimento della Chiesa di oltre un metro. Vi è la sottostante Cripta ampia con uscita propria. Si accede però alla Chiesa a mezzo di due scalea zig-zag. Nella cripta è stata collocato un altare che è formato da bassorilievi dei quali la base è del 3° secolo e gli altri pezzi del 13° e 14° secolo. Erano probabilmente pezzi che servivano per tombe.

Sono stati ritrovati tutti fra le macerie. L’altare così formato è di una bellezza e pregevolezza particolari. La chiesa ha tre altari che fanno capo alle tre navate. Sono buoni marmi e di bella fattura. La balaustra è in travertino a masso, come pure sono in travertino le colonne. Il pavimento in marmo e marroni gres.

Il quadro del titolare, 12 mq è  un mosaico, costruito alla Scuola del Mosaico del vaticano ed è una copia fedele delle tela rappresentante il Martirio di S. Bartolomeo; opera dello Spagnoletto ( Giuseppe Ribera) e che si trova al Museo del Prado di Madrid. Il quadro è stato regalato da S. Santità Pio XII.

La spesa non indifferente della messa in opera, cornice e trasporto, è stata sostenuta completamente dall’Em. Cardinale benedetto Aloisi Masella, il quale generosamente ha regalato pregiati candelieri del 1700, calici, pisside, piovali, messali ed indumenti sacerdotali seguendo l’esempio di suo zio Card. Gaetano che arricchì la Chiesa di cassa Pontificale in argento massiccio, ricchissime pianete di inestimabile valore ed altri oggetti di valore e che per fortuna sono stati salvati dal comune disastro.

E’ ancora a sue spese la tomba marmorea progetto degli ing. Bo-Paniccia  e realizzata nei laboratori dell’Industria Marmi Comm. Cappabianca di Roma, in memoria dello zio cardinale eretta a lato della navata destra della Chiesa Cattedrale.

Le campane sono state rifuse aumentando il loro peso complessivo di ben sette quintali. La fusione fu eseguita a Crema dalla fonderia D’Adda e la messa in opera e l’incastellamento dalla Ditta Capazzuto di Napoli. Susanna è aumentata di tre quintali, Squilla (Cicherellone) aumentato di due quintali e le altre due campane piccole hanno avutol’aumento di due quintali complessivamente.

Fatto da capo e con moderni criteri l’incastellamento, tutto in ferro, da rendere agevole anche il movimento. Sulle campane si leggono le seguenti iscrizioni:

Per Susanna: “Susanna, tu bellico confracto furore A.D. MCMXLIV denuo septimo poster afundita anno, dilci gravique pristino sonu. Deo da gloriam, fideles congrega, grandinum  fragorem procella rum turbinem tempestatumque impetum repelle. A.D. MCMLI”

Per Squilla “Congrega, Squilla, ad me populum ut audiat sermones meos et discat  timere me omni tempore, A.D.MCLI”

Per Maria; “Ecce vox Domini, ipsam populi audite .A.D.MCMLI”

Per Carmelita: “Vox exultationis et laetitiae. A.D.MCMLI”

La Chiesa è illuminata con impianto elettrico sotto traccia, al neon, alle colonne e al Coro e a luce a filamento per il restante.

Le Via Crucis sono in porcellana a fondo oro. Nella facciata è pregevole il portale in pietra bianca e il rosone lavorato in travertino romano. Si accede ora alla Chiesa a mezzo di scala in travertino e intonata alla facciata e alla torre campanaria”