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L’Italia siamo noi !

di Luigi Sparagna 

Non c’è in questo momento altro argomento di cui trattare se non il “Coronavirus”, per gli amici “Covid 19”. Siamo giunti alla Pandemia. Oggi l’Italia ha percorso solo il primo tratto della contaminazione nelle sue regioni del Nord, e si accinge a reggere l’ondata di picco che dovrebbe attraversare Centro e Sud, vedremo come andrà con le isole, che già sono oltre il metro di distanza e l’isolamento lo praticano da tempo, perciò speriamo per loro che stavolta ne traggano vantaggio, ma non illudiamoci troppo. Ci siamo posti all’attenzione mondiale per il valore delle nostre ricerche scientifiche sul virus, per l’approccio sanitario di contenimento, contrasto e cura della malattia, e anche per la metodologia socio-sanitaria complessivamente posta in essere dal Governo. Sul punto Governo, preliminarmente e fugacemente, ma oggettivamente, ricordo a me stesso che l’iniziale polemica tra il “lombardo Governatore della Madonnina” e il Premier circa le presunte usurpazioni delle competenze regionali in materia di sanità è stata solo inutile improduttiva polemica. Oggi, a prescindere dal doveroso cercare di costituire un polo sanitario specifico antivirus in Lombardia recuperando strutture esistenti, sicuramente competenza Regionale, il Governo sta esercitando un ruolo accentrato di gestione e controllo che è doveroso, e riconosciuto da tutte le Regioni e loro rispettivi Governatori, non foss’altro per la necessità di convogliare e distribuire intelligentemente le risorse materiali e di personale che solo il Governo può realizzare. Piaccia o meno a qualcuno, ritengo che il Governo stia facendo il suo con correttezza e gradualità che il caso richiede.

L’Italia siamo noi, e come al solito ci tiriamo su le brachette da soli. L’Europa non interviene se non in modo inopportuno, se non addirittura deleterio, vedasi la Presidente BCE che del suo predecessore, guarda caso Italiano, credo non abbia modo di resistere ad alcun confronto. Non sono da meno Francia, Germania, Inghilterra (invidiosi della scozzese  pecora Dolly si inventano l’immunità di gregge) e Usa, tutti rinchiusi nei loro confini e accorti a non muovere un passo in aiuto dell’Italia, a cui guardano però con attenzione per i positivi risultati ottenuti in questa guerra, che alcuni pettegoli bisbigliano aver mosso i primi passi proprio dal mondo a stelle e strisce (ma questo per ora è tutto da vedere). Viva la Cina allora, che una volta vista la luce in fondo al tunnel che ha percorso, si è presentata in Italia a dare manforte. I nostri medici, i nostri infermieri, il personale tecnico delle strutture sanitarie stanno facendo miracoli, lavorano senza sosta, onorando il sacro valore della loro missione. I risultati sono di tutta evidenza a loro favore e ci obbligano a riconoscere che sono tutti bravi, preparati, all’altezza della situazione. Ma non avevamo bisogno di questo virus da quattro soldi, per sapere che i nostri Dottori sono veramente Dottori. Hanno conquistato risultati eccellenti contro patologie mostruose come il cancro, che solo a pronunciarne il nome fa venire i brividi, e in Italia esistono oggi centri di vera eccellenza nella cura di questa malattia che fa ben sperare per un futuro ancora più ricco di successi. Figuriamoci se questa classe di professionisti si prende spavento per il CORONAVIRUS. Questi medici sono gli stessi di un anno fa, di tre mesi fa, quando di questa storia ancora non sospettavamo l’esistenza, eppure questi medici fino a tre mesi fa venivano pubblicamente accusati di malasanità. Denunciati sempre e comunque pur di ricavare qualche soldo. Si vede che in tre mesi hanno imparato quello che non hanno appreso in anni di studi universitari (studi che adesso vengono riconosciuti a tutti gli effetti “abilitanti”) e oggi sono i “Samurai” della nostra salute. Oggi ne cantiamo le lodi, oggi forse è chiaro che in regime ordinario, vengono mandati in guerra con un temperino spuntato da un apparato di dirigenti che non hanno alle spalle anni di studi e tantomeno competenza per gestire neppure un piccolo mercato rionale. Ricordiamoci di questo quando tutto sarà finito. Insomma, siamo nel pieno del preteso e raccomandato coprifuoco, che a giudicare dall’annuncio di riti Pasquali da celebrarsi senza fedeli, via crucis compresa, fanno ritenere che almeno il mese di aprile si passerà tutti in casa. Risolti i problemi della paga riconosciuta ai lavoratori dipendenti, un po’ meno ai piccoli imprenditori e artigiani, che probabilmente in base alla loro dichiarazione dei redditi non spuntano più di seicento Euro una tantum (i nodi vengono al pettine), gli Italiani hanno scoperto che è bello stare in casa. Tirati giù dagli scaffali la Battaglia Navale, il Risiko, il Monopoli, le chitarre e le pentole, alle sei del pomeriggio tutti in balcone a cantare l’Inno d’Italia e il meglio del meglio dell’Italianità. Sostenuti, come più non si può, dagli spot governativi a suon di filmati di Frecce Tricolori, Bande e Fanfare siamo tutti convinti a dare il meglio di noi con spirito solidale che solo la paura del peggio è capace di scatenare con così tanta convinzione. Fantasia Italica, genio Italico, volontà Italica che certamente ci sosterrà. Attenzione però, non lasciamoci trasportare dall’euforia del tutti per uno, uno per tutti, perché non stiamo facendo una corsa ai 100 metri, dove si spara tutto e subito, a noi si para davanti almeno una mezza maratona se non tutta, e perciò dobbiamo dosare saggiamente lo sforzo. Stare in casa alla lunga non sarà una passeggiata e non dobbiamo vanificare lo sforzo attuale perché non saremo capaci di resistere. Facciamocene una ragione. Continuiamo a cantare alle diciotto della sera, diamo forza ai medici in trincea, alle forze dell’ordine che pattugliano le strade e non possono stare in casa, prepariamoci a sorridere delle statistiche criminali che faranno registrare un crollo verticale di scippi, furti in appartamenti, rapine, spaccio di droga, schiattassero i criminali se non per effetto diretto almeno collaterale del coronavirus. Ricordiamoci di tutto questo quando tutto sarà passato, e magari, di tanto in tanto, qualcuno prenda l’iniziativa, alle diciotto della sera, di aprire la finestra e cantare l’inno d’Italia trascinando i vicini dell’isolato, del quartiere, della città e della Nazione tutta.

L’Italia siamo noi!

Noi siamo l’Italia!