culturasecondo piano

FIN CHE LA BARCA VA…

Di Luigi Sparagna

Fin che la barca va …..lasciala andare, cantava Orietta Berti, e questo semplice motivetto musicale che ha garantito alla cantante Orietta un successo che dura da quasi mezzo secolo, pare sia la canzone preferita anche dal Premier Conte, che secondo indiscrezioni sarebbe solito  cantarla sotto la doccia al mattino prima di iniziare la sua giornata. Probabilmente è attratto dalla scaramantica possibilità che il successo della Berti per transizione arrida anche a Lui. Le ultime ore di questa settimana sono state al cardiopalma per Conte che ha dovuto tenere testa agli atteggiamenti scissionisti di Renzi, e pur di continuare a navigare al timone della barca ricevuta in dono da Mattarella, ha fatto virtuosismi nel calamitare consensi che se non gli permetteranno di andare avanti col vento in poppa, almeno non lo vedono ancora per qualche tempo andare a fondo. Poi magari se le intese ancora in corso ne rafforzeranno il ruolo, allora ce ne vorrà ancora prima di dare il fermo macchine. Siamo letteralmente ubriacati dalle versioni fornite dai protagonisti e gregari che si accusano vicendevolmente di minore responsabilità o attaccamento alla poltrona fino al mercato e alla incoerenza. Ma questo si sa, fa parte della politica, dire il tutto e il contrario di tutto asecondo della direzione del vento. Non scendo nel dettaglio, non mi interessa oggi, ma non posso non osservare che il clima di debolezza generale del nostro Paese è giunto ad un livello di preoccupante stagnazione. I vaccini non consegnati a noi, ma forse a migliori offerenti, come si trattasse di un mercato all’asta, indifferente rispetto alle linee concordate in ambito europeo che ancora una volta non ha timbro di voce tale da ottenere ascolto. Il rischio che gli effetti della prima dose svaniscano se non inoculata la seconda, e lo smaltimento, cioè il lancio nell’immondizia di vaccini trattati malamente e perciò insicuri, le siringhe non idonee, le scuole che non si sa se aprono e chi deve aprirle, le zone colorate che anche in questo caso non è dato capire chi ne decreta i colori, quel che è peggio è prendere atto che un Governo detta comportamenti e le Regioni e i Comuni contrattaccano e fanno di testa loro. La cappa delle incertezze pesa ancora sulle nostre teste, e nel settore turistico alberghiero e della ristorazione fa vittime ad ogni piè sospinto. Non abbiamo di che stare tranquilli. E’ quasi un anno che speriamo di tornare a vivere e invece siamo peggio che al punto di partenza. Timidi tentativi di resistenza come hanno provato a fare i ristoratori ad aprire nonostante le multe non è andato a buon fine. Il timore di multe salate ha scoraggiato e i clienti comunque non si sono presentati per gli stessi timori, non certo per la paura del Covid. Si tratta di segnali che fanno temere il rischio di disubbidienza civile per effetto della disperazione. Mi fa meraviglia che ancora non ci siamo giunti. Azzardo nel dire che forse gli Italiani sono storditi, provati, senza più forze per reagire, e si muovono come automi privi di processi di analisi e di sintesi, privi insomma di ragionamenti e scelte, in una parola demotivati. Non è che la brace cova sotto la cenere? La realtà è che siamo totalmente privati della minima vita di relazione, ci sentiamo sempre più colpiti da provvedimenti percepiti come penalizzanti oltre ogni misura e non vediamo la luce in fondo al tunnel. Ci tocca pure assistere alla bagarre di gente accomodata negli onorevoli scranni che si sentono portar via il boccone grasso dei miliardi di euro europei in arrivo, destinati adessere distribuiti, ovvero gestiti, solo da una parte, lasciando che le fauci già con l’acquolina in bocca restino a secco. Desolazione, niente altro che desolazione per una parentesi della storia d’Italia destinata a segnare questo nostro tempo con un forte segno meno. Chiunque si senta in questi giorni non fa altro che manifestare impotenza e tanta speranza. I ristori in qualche modo stanno arrivando, certo con ritardi, con lentezza, ma seppur zoppicando zoppicando contribuiscono a non far cadere del tutto le braccia. Ora vedremo le ultime novità della campagna acquisti alla squadra del Governo del Paese per capire se, come cantava l’Orietta Berti, finchèla barca va….lasciala andare. E con l’augurio che non vada ad infrangersi sugli scogli, …… lasciamola andare. ​​​​​​​​