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Pontecorvo /Festa di S. Giovanni. Tutte le peccata mea abballe a sciume (tutti i miei peccati in fondo al fiume)

di Umberto Grossi 

Si avvicina la seconda domenica di maggio, giorno della festa del Patrono S. Giovanni Battista, ma purtroppo anche quest’anno a causa della epidemia da COVID-19, la statua del Santo non verrà portata in processione dalla Concattedrale di S. Bartolomeo al Santuario in Contrada Melfi di Sotto, luogo dell’Apparizione nel 1137, anno in cui è iniziato il pellegrinaggio guidato dall’Arciprete S. Grimoaldo.

Nei testi antichi si riporta che tutto il popolo della Città e della Contea,  cominciò ad accorrere devoto e numeroso nel Santuario, specie nei giorni 13 e 14 aprile, nelle feste di S. Giovanni Battista il 24 giugno, nascita del Battista e il 29 agosto, la decollazione, tutte le domeniche di quaresima e ogni volta che ogni calamità minacciasse la Città e questo a dimostrazione della devozione e della fede verso  il  Santo Precursore.

Insieme al popolo accorreva sempre il Clero per celebrare l’ufficio della Messa, per ricevere confessioni, per implorare le grazie e i miracoli.

Sono passati ormai otto secoli dall’avvenimento ma la processione e la devozione dei fedeli sono quelle di sempre.

Durante la processione, avviene uno dei riti che venivano eseguiti dagli antenati pontecorvesi, infatti  ancora oggi, i fedeli, giunti nel luogo denominato “le peccata mea”, gettano nella sottostante ansa del fiume Liri un sasso, per liberarsi dai peccati; piccolo o grosso secondo il peccato che uno ritiene di aver fatto, recitando queste parole: tutte le peccata mea abballe a sciume (tutti i miei peccati in fondo al fiume)

In realtà i fedeli nei tempi andati, si liberavano dei peccati confessandosi prima di entrare nel luogo dell’apparizione e don Tommaso Sdoja così descrive questo rito:

“ E giacché quel luogo era stato santificato dall’Apparizione, tale lo si riteneva nella stima del popolo, perciò prima  di porre piede in esso si purificavano, deponendo i loro peccati ai piè dei Confessori, sostanti a quella piccola altura di dove venendo di P.Corvo, per primo si scorgeva il Santuario.Tanto che quel posto è rimasto denominato:”Le peccata mea”, poiché i Sacerdoti sostano in piccole capanne posticce, fatte di frasche, a ricevere le confessioni degli uomini.

Lì sotto il tortuoso Liri scorre in basso e pauroso quando ingrossa, mentre anticamente era certo più voluminoso.

Uno stretto viottolo, scosceso scendeva da quell’altura, cavalcando quel piccolo ponte

( gettato sul fosso dal Can. Di Mugno). Esso era ripieno di grandi e piccole pietre.

Il buon polo prendeva quei sassi, con forza li lanciava nel sottostante fiume e, ripensando alla Confessione fatta nelle capanne. Gridava:” “tutte le peccata mea a balle ( a valle) a fiume!”. (1)

Sempre don Tommaso scrive “Abbiamo sentito, da sacerdoti anziani, che riferiti quell’uso e quell’espressione a Pio IX, sembra che avesse esclamato:”Oh se i Pontecorvesi ritornassero alla loro antica fede!”

1Sac. Tommaso Sdoja “Pons –Curvus dalle origini al sec. XIX. Fascino e storia religiosa di Pontecorvo”

Pontecorvo 1938.   A cura di Mons. Carlo Minchiatti –1975

Partecipazione ufficiale dell’Amministrazione alla processione del Santo Patrono

All’arrivo della processione in città, ad attenderlo ci sono le Autorità, con a capo il Sindaco che indossa la fascia tricolore e con il Gonfalone, in veste ufficiale in rappresentanza dell’Amministrazione  Comunale, che accompagno la statua, posta nel trionfo, fino alla Concattedrale, dove, dopo la benedizione, si scioglie la processione.

Da ricerche effettuate consultando gli indici delle deliberazioni archiviate, adottate dal Consiglio Comunale, è emerso che la partecipazione ufficiale dell’Amministrazione alla festa e quindi alla processione, è stata stabilita dalla deliberazione  n. 15 del 29 aprile 1926, vistata dal Sottoprefetto a Sora il 1 giugno 1926 n.2377, ad oggetto “Partecipazione ufficiale dell’Amministrazione alla festa del Patrono”.

Il testo è il seguente:

………………………Il Presidente……………………..……

Dà ragione di una sua proposta tendente a ripristinare l’antica e buona costumanza della partecipazione in veste ufficiale dell’Amministrazione Comunale alle feste patronali di San Giovanni Battista.

La rievocazione di codesto rito non può non trovare consenziente e concorde questo consesso, il quale attraverso una manifestazione esteriore  vuol dare la sensazione della perfetta comunanza di idee e di sentimenti che unisce Cittadinanza ed Autorità anche nel campo spirituale; celebrazione tanto più spontanea e doverosa oggi in cui i concetti di Patria e religione, auspice il Governo di S.E. Mussolini, sono stati rimessi in valore, costituendo essi la base di ogni civile progresso e della grandezza e della prosperità della Nazione. Una lunga serie di provvidenze governative sta a dimostrare quanto sia tenuto in onore dal nostro Duce il sentimento religioso, fattore di indiscussa importanza morale e politica nella  compagine dello stato fascista al quale conferisce unanimità di consensi ed illimitata fiducia dei sudditi nel campo delle molteplici riforme che dovranno condurre alla conquista dei più grandi destini.

Il Consiglio

Plaudendo alla lodevole iniziativa dell’Ill.mo Presidente;

Ritenuto che lo spirito ed il contenuto della proposta sono in tutto conformi ai sentimenti ed ai valori di questa Civica Rappresentanza, non meno sollecita di partecipare con il popolo a manifestazioni di rito religioso;

Con voto unanime;

Delibera

Che l’Amministrazione Com.le nella annuale ricorrenza della festa del patrono S. Giovanni Battista, partecipi ufficialmente alla tradizionale processione con gonfalone, dall’ingresso in Città e fino alla Cattedrale.”””””””.

La partecipazione ufficiale dell’istituzione alla festa patronale e alla  processione rappresenta quindi il  momento di maggiore condivisione del sentirsi una comunità nei valori religiosi e civili.