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UN GIOCO DA RAGAZZI

di Luigi Sparagna

Esultanti e al grido di viva l’Italia i cori che rimbalzano dai notiziari in favore di due personaggi mai come in queste ultime ore sotto i riflettori : il CT della nazionale azzurra di calcio che ha abilmente conquistato la finale europea, e il Premier Draghi, altrettanto abilmente autore di una composizione delle istanze delle varie anime della maggioranza parlamentare nel sostenere la riforma Cartabia della giustizia. Sono anni che se ne parla, e finalmente un guardasigilli riesce a immaginare una soluzione al delicato e quantomai spinoso problema della giustizia in Italia. Disponibile in Internet il riassunto dei punti salienti del disegno di legge al vaglio parlamentare non sembra stravolgere più di tanto il vigente sistema. La rivisitazione dell’Istituto della Prescrizione, confermata in parte rispetto a quanto decretato dal predecessore Ministro, viene reclamizzata a titolo di velocità dei processi, che dopo due anni dall’inizio dell’Appello e un anno dal ricorso in Cassazione guadagnano gli archivi. Forse una vera novità è individuabile nell’ipotesi di “giustizia riparativa”, applicabile previo favorevole parere della vittima del reato, dell’imputato e del giudice, per ipotesi meno gravi di reati. Penso agli incidenti stradali, dove il colpevole potrebbe essere condannato a fornire assistenza sanitaria alla sua vittima o ad altre ricoverate in nosocomi o immobilizzate a casa per conseguenze degli incidenti. Non mi convince il complesso della proposta, che in parte si ripromette di dimostrare in campo europeo di aver recepito le indicazioni che fino ad ora hanno dato origine a sanzioni nei confronti dell’Italia per la lunga durata dei processi, poiché agire sui tempi piuttosto che sui problemi strutturali del comparto giudiziario quali l’inadeguatezza di organici di Magistrati e personale amministrativo, si tradurrà certamente in velocità ma nel mandare allo scaffale degli insoluti i processi. Risultato sarà il non dare giustizia alla stragrande maggioranza di reati, a meno che non si tratti di fatti talmente gravi (reati di mafia, associazione per delinquere, criminalità organizzata, stragi, ecc.). Sarà veramente possibile che delitti come quelli dell’omicidio Cesaroni, della scomparsa di Denise Pipitone, il delitto di Arce di Serena Mollicone (tanto per non andare lontani) tra Appello e Cassazione si risolvano in tre anni? E il primo Grado? Ancora un anno e mezzo o poco più di indagini preliminari come adesso? Se la riforma Cartabia otterrà tutto questo sarà stato un gioco da ragazzi. Perché non si è fatto prima? E poi, e così mi avvio a conclusione (espressione tipica mutuata dalle arringhe dei principi del foro che non me ne vorranno), perché i principali attori di questa recita non vengono mai interpellati? Intendo i magistrati, quelli che hanno l’onore e l’onere del palcoscenico della giustizia in Italia dovrebbero in qualche modo offrire un contributo alla riforma della giustizia. Magari il caso Palamara ha incrinato la credibilità della categoria? Se ciò è vero si arriverà a cambiare per non cambiare nulla. Chi aspetta giustizia farà prima a mettersi l’anima in pace e all’abilità degli avvocati, veramente abili a livelli di rara eccellenza, la soluzione anche dei più efferati delitti, perseguiti come a Le Mans, col cronometro e non più con la clessidra.