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ZAR PUTIN “Belzebù”

di Luigi Sparagna 

Seguo con interesse gli avvenimenti Ucraini, seguo con ovvio interesse le analisi degli esperti sulla situazione, ma in poche righe cercherò di esprimere la mia opinione, modesta ma meditata. Putin è un vero e proprio demonio, non nel senso seppur positivo del termine, ma in quello ovviamente più negativo possibile. Non ho nascosto di avere avuto una certa considerazione per Putin prima di questi tragici avvenimenti scaturiti dalla sua scelta di tuffarsi in una avventura che si ostina a non chiamare col suo vero nome, cioè guerra. Ma la guerra è sempre un errore, a mio avviso, e a maggior ragione se uno è un abile mediatore e capo di stato deve saper risolvere diversamente le questioni. La guerra, si insegna ai militari, è la risoluzione dei conflitti che la diplomazia non sa risolvere. La guerra è il fallimento della diplomazia. La guerra Russa è il fallimento di Putin non il suo successo. L’uomo è diabolico; non chiama guerra la sua “operazione speciale” sperando di cavarsela di fronte al tribunale dell’Aja, non occupa le città, cosa che potrebbe fare in un battibaleno, per lo stesso motivo. Rendere le popolazioni alla resa per fame è un becero tentativo di essere considerato non un criminale di guerra ma uno costretto a fare ciò che ha fatto. Il peggio è che la propaganda psicologica comincia ad attecchire anche tra noi e tra tutti quelli che iniziano a contare i peccati della NATO per dare una spiegazione alle decisioni di Putin. Non ci casco! La guerra è guerra e va sempre condannata. La diplomazia ha fallito, il mondo dell’economia ha fallito, l’unico risultato che si può affermare è che le vicende in atto hanno svelato l’anima demoniaca di Putin al cui cospetto Belzebù fa la figura di un chierichetto. Esisteva un certo equilibrio tra i due blocchi che dopo anni di guerra fredda aveva trasformato il “partito arancione” in un partner, ora prendiamo atto della strategia del gambero; per un passo avanti due indietro. Non finirà bene, e per nessuno. Unica speranza è il ritorno ad una diplomazia rinnovata nei suoi contenuti in modo strutturalmente nuovo e tale da ricreare magicamente speranze e utilità per tutti, superando la logica dei muscoli. Solo così, forse, ma con molto sacrificio, potrei riconsiderare Putin diverso dall’odierno Belzebù che è, anche se certamente non lo farei mai Santo.