Quando la Fede Illumina l’Alba: il miracolo di San Giovanni a Pontecorvo rinnova la tradizione
Ci sono mattini che non nascono dal sole, ma dall’anima. Ci sono albe che non si attendono con gli occhi, ma con il cuore. E c’è una città, Pontecorvo, che ogni anno non si sveglia: si rialza. Si alza in piedi, in silenzio, in processione, per rinnovare l’incontro con il suo Santo Patrono, San Giovanni Battista Appare. È un giorno che non si vive: si sente. È la seconda domenica di maggio, ed è il momento in cui la fede smette di essere parola e si fa passo, cammino, pellegrinaggio.
Alle 4 del mattino, quando le case sono ancora buie e il respiro del mondo è lento, migliaia di fedeli si mettono in moto. Le strade, le piazze, i sentieri diventano fiumi di luce e di preghiera. Tutti diretti verso un luogo preciso, sacro, eterno: il Santuario di San Giovanni Appare, in località Melfi. Lì, quasi nove secoli fa, accadde qualcosa che cambiò tutto.
1137: il cielo tocca la terra
La storia ha un nome. E ha un volto: Giovanni Mele, un contadino come tanti, che quel 14 aprile del 1137, mentre lavorava la terra sulle rive del Liri, vide ciò che nessuno aveva mai visto. Una luce, una presenza, un’apparizione. San Giovanni Battista. Il Precursore del Signore, colui che battezzò Gesù nel Giordano, scelse di mostrarsi proprio lì, in una terra semplice, vera, popolata da cuori puri.
«Qui deve sorgere una chiesa», disse. E le parole non rimasero sospese: diedero vita al Santuario. Lo vollero il vescovo Guarino di Aquino e l’arciprete Grimoaldo di Pontecorvo. Lo costruirono con pietre, ma anche con lacrime, con fede, con mani callose e cuori innamorati. Da quel giorno, San Giovanni diventò il Patrono, il protettore, la luce che non si spegne.
Il suo nome, già diffusissimo, divenne una scelta d’amore. Padri e figli, sacerdoti e laici, portavano il nome di Giovanni come segno di appartenenza e devozione. Il culto si diffuse, travalicò le mura, riempì le chiese, diede identità a un popolo intero.
Una notte che vale un anno
Tutto comincia nel silenzio. Quando la città dorme, la fede veglia. Alle 4:00 del mattino, ogni anno, migliaia di persone si ritrovano per vivere la liturgia penitenziale. Non è un atto formale. È una purificazione del cuore. Si chiedono perdono l’un l’altro. Si rinnovano nella fede. Si parte leggeri, perché ciò che conta non si porta in spalla: si porta dentro.
Poi il cammino. Chilometri di passi, ma nessuno si lamenta. Perché quel pellegrinaggio è la vera messa in moto dell’anima. Giovani, anziani, bambini, intere famiglie salgono verso Melfi come fecero i loro padri, i loro nonni, i santi che li hanno preceduti. Si canta, si prega, si piange anche, ma non di stanchezza: di commozione. Ogni passo avvicina a Dio.
L’alba che svela la grazia
All’arrivo al Santuario, tutto si ferma. La campagna è silenziosa, ma in quel silenzio si ode il battito della fede. Si celebra la Santa Messa, presieduta dal Vescovo, circondato da un popolo che non è pubblico, ma famiglia. E lì, in quel punto preciso della terra, si rinnovano le promesse battesimali.
È un gesto semplice, ma grandioso. È rinascere nel nome del Signore, là dove San Giovanni apparve per dire che Dio cammina ancora accanto all’uomo. Le lacrime si mescolano alla rugiada, e il sole finalmente sorge, ma non è il primo a illuminare: è la fede che ha già fatto giorno nei cuori.
Il ritorno: la città che accoglie il Santo
Finita la Messa, dopo un momento di ristoro, comincia la processione verso Pontecorvo. Al centro del corteo, portata a spalla dai fedeli, c’è la statua del Santo, che ritorna in città come un re amato e atteso. Le strade si riempiono, i balconi esplodono in petali e canti. Si piange, si canta, si loda. È come se l’intera città avesse aspettato un anno solo per vivere questo istante.
Non c’è spettacolo al mondo che possa eguagliare la verità di quelle lacrime, di quei sorrisi, di quella devozione. I bambini sulle spalle dei papà guardano con occhi pieni di meraviglia, e forse non comprendono tutto, ma sentono che quello è amore vero, tramandato, eterno.
Una festa che parla al cuore di tutti
Nei giorni che seguono, Pontecorvo si veste a festa: luminarie, musica, spettacoli, ma niente distoglie dallo spirito autentico della celebrazione. Il centro resta sempre lo stesso: San Giovanni, che apparve, che resta, che guida.
Ogni persona che partecipa porta con sé qualcosa che non si spegne. È come se quel cammino lasciasse un segno dentro, qualcosa che dura molto più di una giornata. Dura tutto l’anno. Anzi, dura tutta la vita.
Perché quando hai camminato con San Giovanni, quando hai visto con i tuoi occhi la fede trasformarsi in popolo, in canto, in silenzio, non sei più lo stesso.
Una città, un Santo, un miracolo che si rinnova
Domenica mattina, alle ore 4:00, Pontecorvo si metterà ancora una volta in cammino. Perché le radici sono profonde, e la fede è viva. Perché l’apparizione non è finita nel 1137, ma si rinnova ogni volta che un cuore si apre, che un’anima si inginocchia, che una città intera si alza per camminare verso il suo Santo.
Pontecorvo non celebra solo una festa. Pontecorvo ricorda chi è, da dove viene, e in Chi crede.