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La Lettura – JR.R Tolkien: Lo Hobbit

A un intervistatore nel 1965, J. R. R. Tolkien confidò che difficilmente avrebbe affrontato la lettura di una fiaba senza volerne scrivere una egli stesso, così ricercando le cause primarie, il motore immobile di quell’universo fantastico che lo ha reso il capostipite del genere fantasy.

“Lo hobbit” è il libro con cui Tolkien, nel 1937, ha inaugurato il mondo mitologico di Arda, in cui saranno ambientate pochi anni più tardi le vicende de Il Signore degli Anelli. La Terra di Mezzo è un mondo con una sua storia, una sua precisa geografia, popolato da diverse razze e creature, cui corrispondono altrettante lingue (basti pensare che vi sono scuole e corsi universitari di elfico, lingua creata dall’autore con fonemi e regole grammaticali ben definite). Tutto talmente studiato nei minimi dettagli che viene da chiedersi se Tolkien non abbia scoperto una terra realmente esistente e a noi ancora inaccessibile, come il reane di Valinor con le sue divinità fondatrici. Lo Hobbit narra degli eventi antecedenti a quelli descritti ne Il Signore degli Anelli, del “viaggio inaspettato” di Bilbo Baggins, appartenente alla razza degli hobbit appunto (esseri minuti e pacifici), insieme allo stregone Gandalf e a una compagnia di bizzarri e valorosi nani, decisi a riconquistare la terra natia e il tesoro loro sottratti dal drago Smaug. Un racconto che ha i toni della fiaba, molto lontani dalle atmosfere epiche della Trilogia dell’anello, ma che ha il grande merito di avere acceso la fantasia di milioni di lettori in tutto il mondo.