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Giovanni Falcone, l’uomo che sfidò il silenzio. Le sue idee più forti del tritolo

 

Certe persone non muoiono mai davvero. Restano, con la forza delle loro idee, nei respiri di chi non si arrende, negli occhi di chi continua a credere che la giustizia sia più forte della paura. Giovanni Falcone è una di queste persone. Ha sfidato il silenzio e le sue idee sono sopravvissute al tritolo.

Era il 23 maggio 1992 quando il boato sull’autostrada a  Palermo squarciò il cuore dell’Italia. Un’esplosione terribile portava via con sé un uomo, sua moglie Francesca Morvillo, e tre agenti della scorta: Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, Vito Schifani. Ma non riuscì a spegnere ciò che Giovanni Falcone rappresentava. Perché la sua morte non fu solo una perdita, fu una chiamata. Un risveglio. Un risveglio delle coscienze.

Falcone era un magistrato, sì. Ma prima di tutto era un uomo che aveva scelto di non voltarsi dall’altra parte. Aveva visto da vicino il volto feroce della mafia, ne conosceva i meccanismi, le connivenze, i silenzi colpevoli. Eppure non si arrese. Studiò, ascoltò, capì. Con il pool antimafia guidato da Antonino Caponnetto, accanto a Paolo Borsellino, mise a punto un metodo investigativo rivoluzionario, capace di far crollare il mito dell’invincibilità mafiosa. Il maxiprocesso ne fu la prova: 475 imputati, 19 ergastoli, centinaia di condanne. Un terremoto nella cupola.

Ma Giovanni Falcone sapeva che non sarebbe bastato. Che la mafia, per essere sconfitta, doveva essere smascherata ogni giorno, anche fuori dai tribunali. Sapeva che il nemico non era solo nei vicoli di Palermo, ma spesso annidato nei salotti del potere, nei silenzi delle istituzioni, nei compromessi della politica.

E nonostante tutto, andò avanti. Non per coraggio, diceva, ma per senso del dovere. Con dignità, con lucidità, con amore per il suo Paese. Perché Falcone credeva profondamente nella giustizia. Non quella fredda e burocratica, ma quella che nasce dal rispetto della vita, dalla sete di verità.

Oggi, ogni volta che parliamo di legalità, che insegniamo ai nostri figli che si può dire no al compromesso, ogni volta che un magistrato o un cittadino si alza in piedi per denunciare, Falcone è con noi.