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Terracina,ambulanza bloccata e medico colpito sulla Pontina,ecco le parole di Di Girolamo

Un episodio di gravissima violenza e inciviltà si è consumato nel tardo pomeriggio di ieri lungo la strada statale Pontina, nel territorio di Terracina. Un’ambulanza del 118, lanciata a sirene spiegate per soccorrere un bambino colto da convulsioni in un residence, è stata ostacolata e poi bloccata da un automobilista trentenne di Latina, visibilmente alterato dall’alcol. L’uomo, dopo essere stato superato dal mezzo di soccorso, lo ha inseguito, lo ha fermato all’altezza della rotatoria di Porto Badino e ha aggredito il medico di turno, Vincenzo Di Girolamo, colpendolo con un pugno alla testa. Decisivo l’intervento della Polizia di Stato, che ha evitato che la situazione degenerasse ulteriormente.

L’AGGRESSIONE NEL MEZZO DI UN SOCCORSO

Il racconto è drammatico e surreale. L’equipe dell’ambulanza – composta dal medico Vincenzo Di Girolamo, dalla dottoressa Giorgia Castaldi e dall’autista soccorritore – era diretta a prestare aiuto a un bambino in gravi condizioni quando si è trovata di fronte un’auto che ostacolava volontariamente il passaggio. Nonostante l’urgenza e le sirene attive, il conducente non solo non ha agevolato il transito, ma, dopo essere stato superato, ha inseguito l’ambulanza, fino a sbarrarle la strada. Qui, è sceso dal veicolo, ha aperto lo sportello del mezzo di soccorso e ha colpito il medico con un violento pugno.

LE PAROLE DEL MEDICO AGGREDITO

Il giorno dopo l’aggressione, Vincenzo Di Girolamo – ex assessore alla Sanità del Comune di Latina e attualmente in servizio presso il 118 – ha affidato ai social un lungo e amaro sfogo, diventato virale in poche ore.

«Ringrazio tutti per la solidarietà dimostrata – ha scritto –. Ieri con la collega Giorgia Castaldi siamo rimasti vittime di una vile aggressione nello svolgimento del nostro lavoro da parte di un folle esagitato ed ubriaco. Stiamo bene, ma il danno più grande resta quello emotivo. Il dispiacere più profondo è il mancato apprezzamento per chi corre in strada per salvare una vita: è l’unica vera ferita che abbiamo riportato.»

Il medico ha poi espresso gratitudine verso gli agenti della Polizia di Stato del commissariato di Terracina, intervenuti con rapidità ed efficacia, e verso i numerosi amici e colleghi che sono accorsi a prestare supporto.

Ma l’aspetto più profondo e inquietante della sua testimonianza riguarda l’assenza di tutele per chi opera nel settore dell’emergenza.

“SE AVESSI REAGITO, SAREI STATO IO A RISCHIARE”

Nel suo post, Di Girolamo ha sollevato interrogativi scomodi ma fondamentali: cosa sarebbe accaduto se avesse reagito all’aggressione?

«Se avessi colpito il soggetto, anche solo per difendermi – scrive – e questo fosse caduto a terra, avrei avuto lo stesso trattamento? Sarei rimasto nell’anonimato? Se fossero circolati video di una colluttazione, quali titoli avrebbero fatto i giornali? ‘Medico si azzuffa nel mezzo di un soccorso’? ‘Ex assessore violento’ o ‘Medico boxer in strada’? Probabilmente sarei stato denunciato, segnalato all’Ordine dei medici, forse avrei perso anche il posto di lavoro.»

Parole che scuotono le coscienze e che portano alla luce una verità spesso ignorata: chi salva vite umane è, paradossalmente, tra le categorie più esposte, più vulnerabili e meno protette.

UN SISTEMA CHE NON TUTELA

Il medico sottolinea anche un aspetto inquietante: l’impossibilità da parte delle forze dell’ordine di procedere con l’arresto del soggetto, perché non colto in flagranza, e l’impossibilità di sequestrare la patente, perché l’uomo non era stato fermato alla guida del veicolo.

Una spirale di cavilli e vuoti normativi che lascia chi opera nell’emergenza sanitaria completamente indifeso. «Noi medici, infermieri, autisti e soccorritori – conclude Di Girolamo – non siamo ancora abbastanza tutelati. Occorre più rispetto per chi, un domani, potrebbe essere su quel mezzo per soccorrere voi o un vostro caro.»

UNA QUESTIONE DI CIVILTÀ

L’episodio ha suscitato indignazione e solidarietà in tutta la provincia di Latina, ma impone una riflessione più ampia a livello nazionale. L’aggressione a personale sanitario in servizio non può essere considerata un fatto isolato o episodico: è un problema strutturale, culturale e giuridico. Serve un intervento legislativo mirato, che garantisca tutele reali e immediate a chi opera in prima linea, esponendosi a rischi fisici e psicologici.

La vicenda di Terracina è uno specchio della società in cui viviamo, dove l’arroganza e la prepotenza possono mettere in pericolo una vita da salvare e danneggiare chi ha scelto di dedicare la propria a quella degli altri.

Finché episodi come questo continueranno a verificarsi senza conseguenze adeguate, nessun operatore del 118 potrà dirsi davvero al sicuro. E nessun cittadino potrà dirsi davvero protetto.