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Pontecorvo – La stretta di mano della settimana…..tra falchi e colombe

di Loris Fratarcangeli

La politica è una cosa, i rapporti umani un’altra. Una facile enunciazione di principio che però, all’atto della sua declinazione, cozza puntualmente contro realtà sovente non ecumeniche, soprattutto nelle piccole comunità dove due fattori in particolare – l’esiguità del numero degli abitanti e la conoscenza reciproca di fatto totale – spingono inevitabilmente alla divisione in fazioni e alla partigianeria esasperata. Eppure quello che è accaduto venerdì scorso è emblematico della straordinarietà della natura umana e delle sue molteplici, differenti sfaccettature che all’improvviso sanno regalare rinnovata fiducia nella grandezza della innata e mai sopita fame di socialità degli individui. Due avversari politici, protagonisti nel bene e nel male degli ultimi decenni di vita pubblica pontecorvese, che si stringono la mano in piazza è una immagine forte che racconta tante verità a chi si dispone all’ascolto con animo libero e scrostato dalle ruggini del pregiudizio. La stretta di mano tra Anselmo Rotondo e Riccardo Roscia, nata da un incontro casuale, racconta di due uomini che il Fato (o il Cielo) ha voluto contrapporre sulla scena politica e inevitabilmente, in alcuni momenti topici, anche nelle dinamiche della relazione personale. Se fino alle scorse elezioni il loro rapporto è stato burrascoso, qualcosa è cambiato. Ed è un bene. I due stanno tentando, seppure lentamente, di recuperare un dialogo. Potrei dire che la loro è una scelta obbligata perché a lungo andare le polemiche, le liti, le guerre, le incomprensioni, le battaglie logorano, stancano, sfibrano gli animi e raramente portano a risultati apprezzabili e ancora meno utili. Il rispetto, il dialogo, la comprensione, l’ascolto e se possibile la collaborazione sono, invece, pratiche distensive che favoriscono la costruzione di percorsi più virtuosi perché originati da condivisione. Quando ascolto e rispetto prevalgono, generalmente ne beneficiano sia gli interessati sia, come nella fattispecie, trattandosi di amministratori pubblici, una intera comunità. Auguriamoci che entrambi possano avvertire ancora a lungo la forza interiore necessaria per perseverare in questa loro lodevole, reciproca, istanza alla ricomposizione del rapporto personale. Tante sfide ancora li attendono sul comune terreno della politica. Se Roscia e Rotondo sapranno zittire i rispettivi tifosi, resistere ai falchi e se avranno sufficiente serenità per accogliere il messaggio delle colombe faranno il bene della città più e meglio di come hanno fatto finora. Non è, questo, un appello all’inciucio. Giammai. Ma uno scossone benefico alle coscienze. A quelle di Riccardo e Anselmo, a quella dei pontecorvesi più appassionati al bene comune che alle guerre civili. Queste ultime, nessuno dimentichi, lasciano sul campo solo morti e feriti.