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QUANDO E’ TROPPO E’ TROPPO

  1. di Luigi Sparagna

Ho sempre cercato di astenermi, in questi interventi, da valutazioni e pareri squisitamente se non esclusivamente o prevalentemente politici, nel senso di schieramento per una parte o altra. Confesso una certa nostalgia per tempi oramai andati, che offrivano, a prescindere dallo schieramento partitico di riferimento, personalità di tale spessore che la coscienza sociale e politica ad un tempo, ne risultava arricchita, accresciuta. Tanto per non incorrere in malintesi, mi riferisco a quei politici del calibro di Aldo Moro, Enrico Berlinguer, Giorgio Almirante, e non per far prevalere uno schieramento sugli altri, ma solo perché c’è sempre stato, con una autorevolezza che non ha conosciuto crisi neppure nei momenti e nelle circostanze che potremmo definire più buie, Giulio Andreotti, hanno offerto all’Italia un palcoscenico che rimane scolpito nella storia del nostro Paese in particolare per quel senso di deontologico rispetto della controparte, anche dell’avversario se così vogliamo chiamarlo, ma mai del nemico, come invece oggi accade. La campagna elettorale in corso, seguendo i più moderni dettami della lotta corpo a corpo tra i leaders, che si svolge a colpi di insulti, scheletri tirati fuori dagli armadi, accuse di ogni genere che offendono il rispetto di valori riconosciuti inviolabili, non impressiona più di tanto l’elettore, oramai assuefatto a conoscere le segrete e inconfessabili cose dei candidati al Parlamento e alla poltrona di Presidente del Consiglio-Capo del Governo. Ci si aspetta addirittura la discesa in campo, ad orologeria, di qualche iniziativa della magistratura che guarda caso, proprio in questa delicata fase elettorale, matura i tempi perché l’azione penale sia non ulteriormente contenibile. Va bene tutto, e anche il contrario di tutto. Anche dover assistere ad un segretario di partito che in primis pone come scopo della competizione elettorale, e chiede quindi il voto per questo, impedire che vinca l’altra parte “nemica”, anche questo non mi impressiona, ben oltre la considerazione che sarebbe preferibile un confronto più realistico sui programmi e non sul battere uno storico  contendente quale risultato da esibire come fosse un trofeo di caccia. Però, quando questo segretario di partito, e tanto per non lasciare alcun dubbio, preciso di riferirmi ad Enrico Letta, afferma che la vittoria della destra alle elezioni politiche rappresenta un pericolo per la Costituzione, questo mi sembra veramente incredibile. La motivazione? Forse che la destra proponendo una nuova forma di governo, la Repubblica Presidenziale, o lo stesso Berlusconi che, in tale ottica, ipotizza le dimissioni del Capo dello Stato, peraltro rieleggibile, secondo la eventuale nuova formula, si sarebbero rivelatiper la natura piratesca, banditesca, delinquenziale, potenzialmente anticostituzionale? Ma la Costituzione ha in essa i meccanismi di difesa e pure quelli per giungere a modifiche con gli opportuni contrappesi, di approvazione riservata al Parlamento. Proporre una modifica della Costituzione non è reato. Non so se si può dire altrettanto delle dichiarazioni di chi afferma che lo schieramento politico diverso dal proprio rappresenta una violazione, un non rispetto della Costituzione, dimenticando che l’avversato partito opposto è seduto anche lui sui banchi di Camera e Senato. Fare l’affermazione che il segretario PD ripete come un disco rotto è non solo offensivo per una intelligente deontologia di interlocuzione politica, ma addirittura scorretta, vaneggiante, assurda, offensiva. A parti inverse varrebbe la stessa considerazione, ma a nessun politico,anche solo di media caratura, schierato non col PD,verrebbe in mente di perdersi in simile dichiarazione. Per il capo del PD il suo nemico “destra” è un potenziale golpista, terrorista, non saprei come definire uno che è un pericolo per la Costituzione. Mi spiace aver ceduto ad un commento politico, ma quando è troppo è troppo!