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DAGLI AL TRADITORE

di Luigi Sparagna

Giuseppe Brindisi, giornalista di Rete 4 e conduttore del programma “Zona Bianca” ha intervistato il Ministro degli Esteri Russo Sergej Lavrov, ospitato per un tempo di circa 40 minuti, durante il quale ha parlato della situazione di guerra in atto, rispondendo ad alcune domande del giornalista, evidentemente concordate come è prassi televisiva, ma non oggetto di controdeduzioni da parte del conduttore, anche qui verosimilmente per precedenti intese nel senso. E’ prassi e scelta giornalistica. Il Premier Draghi, in conferenza stampa per enunciare i provvedimenti in materia di economia, ha etichettato negativamente le affermazioni di Lavrov e stigmatizzato l’iniziativa giornalistica come professionalmente poco edificante, dequalificante, per l’assenza di un contraddittorio. Ha fatto meglio di Massimo Decimo Meridio (Il Gladiatore) che ebbe a pronunciare “al mio segnale scatenate l’inferno”. Il giorno dopo Draghi, si è infatti scatenato veramente l’inferno su Giuseppe Brindisi (e anche su Rete 4) reo di tradimento dei sentimenti italiani antirussi e anti Putin, asservito al bolscevico fino ad offrirgli i microfoni per i proclami del Soviet Supremo di cui Lavrov è certamente l’ologramma. Pubblicamente attaccato da ogni fronte, professionalmente messo in discussione, tutti, proprio tutti, a meno ovviamente dei giornalisti, hanno pronunciato l’irripetibile nei suoi confronti, accusato di non aver attaccato il Ministro Russo per contestargli le sue affermazioni. La difesa è stata lapidaria. Far parlare direttamente un protagonista della guerra in atto è stataconsiderata una occasione interessante per gli ascoltatori. Non posso far altro, dal mio punto di vista, che condividere. Lavrov ha detto bugie? Ha fatto affermazioni vaneggianti? Ritengo di essere in grado di valutare da solo, non avendo consegnato le chiavi del mio cervello al politico di turno né all’improvvisato opinionista, e sentire dalla viva voce del Ministro Russo, ripeto ancora “ologramma” di Putin che l’Italia ha perso punti agli occhi dello Zar mi porta a fare alcune considerazioni e non certo mi scandalizza. E’ la conferma che è finito il tempo del bacio in bocca italo-russo propiziato da eccellenti interpreti del bunga bunga che suggellò l’andar per mano, come la vispa teresa, di Berlusconi e Putin. Ho molto apprezzato di sentire direttamente dalla viva voce di Lavrov, senza intermediari, l’essenza del pensiero moscovita. Le critiche al giornalista non tengono conto della libertà di espressione che addirittura Draghi ha richiamato nel corso del suo intervento. Ma allora che libertà di espressione si vuole affermare se si censura il modo di condurre una intervista? Il 3 maggio, poi, i giornalisti Italiani sono scesi in piazza a manifestare proprio per affermare questo diritto, e lo hanno fatto nelle vicinanze dell’ambasciata Russa. Forse volevano condannare Lavrov che ci ha costretti ad una intervista dettandone le regole? E mica ha puntato una pistola alla tempia del giornalista o a quella degli ascoltatori, liberi di cambiare canale, che evidentemente non hanno fatto perché pare che lo share sia stato di tutto rilievo. Comunque il risalto alla trasmissione viene proprio da chi, contestandola, ne parla e la pone nuovamente al centro dell’attenzione. Non mi sento di dire che l’intervista è oltraggiosa per l’Italia, se penso che in passato è stato concesso di rilasciare interviste televisive ai capi delle Brigate Rosse, e non mi sento di condannare una intervista se penso che presso una università Italiana è stato chiesto al capo della nave (scusate ma non mi sento di appellarlo Comandante) Schettino di tenere una lezione sulla gestione del panico in situazione di crisi e di pericolo, che piuttosto che salire in cattedra avrebbe dovuto sedersi nuovamente nei banchi a sostenere l’esame per la patente nautica per la navigazione sottocosta, visto che è lì che ha affondato la nave di cui avrebbe saputo gestire la crisi, emulando la sirenetta svedese, accoccolato sullo scoglio in porto invece che “……a bordo cazzo” . Il vero problema, invece, credo sia la possibilità di ricucire rapporti diplomatici con la Russia a biglie ferme. Non è dato al momento poter fare previsioni sui tempi, ma prima o poi, in un modo o nell’altro, questa guerra avrà un epilogo. Se ci saremo ancora tutti, si dovrà ricominciare e possibilmente riconducendo alla normalità oggi violata le relazioni. L’atteggiamento Italiano è già apertamente anti Putin, ed è pienamente condivisibile, ma il ritorno al passato non deve prevedere un diverso, un altro interlocutore? Se c’è un traditore forse è Zar Putin, non il giornalista che fa il suo mestiere. Io non lo censuro. Se si vuole sostenere la libertà di informazione, pubblica o al pubblico che sia, ci si astenga dall’offrirlo alla gogna quale traditore.