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DIETROLOGIA

di Luigi Sparagna
E’ un’arte nella quale siamo imbattibili. Tutto quello che va male o comunque si presta a evidenti
critiche costituisce oggetto di dibattiti accesi, ma anche quello  che va bene e funziona, dopo l’iniziale euforia cede il posto alla dietrologia di chi si professa e propone come bene informato, analista dal raro acume, progressista, garantista, deontologicamente di razza superiore, scevro a qualunque forma di politicizzazione, asettico osservatore di fatti concreti e così via.  Ecco quindi che dagli applausi a scena aperta per l’arresto del superboss latitante Matteo Messina Denaro, si passa subito ad alimentare la fiamma della dietrologia, riesumando interviste di mafiosi collaboratori di giustizia che azzardano previsioni ritenute attendibili alla luce degli eventi, a sostenere la possibilità non del tutto remota di un accordo Stato –mafia per ottenere la spontanea cattura di Messina Denaro in cambio del migliore trattamento a beneficio di altri sfortunati mafiosi. E’ follia pura, e mancanza di rispetto per chi ci ha rimesso la vita precipitando in una scarpata per installare una telecamera utile alle indagini. E poi mi devo ancora convincere che un latitante di tal fatta, che se la trascorre beatamente per trent’anni, giunto ad una nefasta prognosi di qualche mese ancora di vita, forse un annetto, decida di abbandonare i suoi comodi alloggi dove si diletta tra l’altro in una vita sessuale intensa con (pare) tre amanti (mentre chi lo ha cercato, specialmente negli ultimi tempi sarà venuto meno anche ai più elementari doveri coniugali tanto da minare la serenità del menage familiare), si lascia catturare per andare in carcere dove, i dietrologisti, ipotizzano cure di rara eccellenza che nelle cliniche ed ospedali del servizio sanitario nazionale non sono disponibili.  Ma figuriamoci!  Verrò sconfessato? Voglio rischiare, ma sono piuttosto fiducioso. Tutto ciò a dispetto anche di un certo Boeri, che dai vertici dell’INPS, che paga le pensioni, si permette di giudicare quelle dei militari (e delle forze di polizia) come privilegiate rispetto ai contributi versati. Altro campione di dietrologia, che non riflette prima di parlare sul fatto che quanto pagato in termini di contributi e quanto corrispondentemente percepito come assegno di pensione, è tutto previsto per legge. Il termine privilegio (arcaico) è da associare ad un emolumento speciale ed aggiuntivo rispetto all’assegno mensile, che viene attribuito solo a coloro che hanno contratto una malattia riconosciuta da una commissione come dipendente da causa di servizio e quindi contratta per colpa del tipo di servizio prestato. Si annoverano malattie gastrointestinali per una alimentazione non sempre da ristorante stellato e non sempre costante, patologie dell’apparato respiratorio per l’umidità e il freddo che è arrivato fino nelle ossa, disturbi cardiaci a volte anche gravi per gli sforzi e lo stress di una vita lavorativa vissuta sempre senza risparmio, presentandosi al lavoro anche con 38 di febbre per non far venire meno il turno di servizio o magari gravare su quello che deve comunque essere assolto da altri colleghi in sostituzione, e terminiamo qui la lista dei malanni. Vabbè ma da Boeri che è notoriamente un antimilitare non ci si aspetta altro. Ma in fondo anche lui recita il copione dei dietrologisti