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IL MILITE IGNOTO

di LUIGI SPARAGNA
Il 4 novembre, in coincidenza della festa dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate la rete Rai ha mandato in onda il film prodotto per ricordare il centenario del Milite Ignoto. Produzione assai toccante che ha ricostruito i momenti emotivi, formali
, e lo spirito Nazionale che fu messo in moto e che nelle odierne celebrazioni all’Altare della Patria, ove è tumulata la salma del Milite ignoto, rende onore al valore degli Italiani in armi, caduti nel primo conflitto mondiale in difesa della Patria. Il monito a non scendere mai più in guerra, purtroppo infranto con la seconda guerramondiale, dopo pochi anni, pare finalmente aver attecchito per l’Italia sul suolo nazionale. Altrove i rumori di guerra non si placano, e spesso i nostri soldati si sono trovati nella difficile condizione di impiego in teatri esteri, per interposizione e limitazione dei conflittiin nome della pace, ma quasi sempre la realtà che sfugge alle dichiarazioni pompose, li ha proiettati in scenari di vera e propria guerra convenzionale e non, costretti a far ricorso alle armi, seppure per difendersi, ma in sostanza sempre di guerra si tratta, coi suoi feriti e i suoi morti. Le celebrazioni dedicate al centenario del Milite Ignoto si sono integrate, quindi, con quelle del 4 novembre, ricorrenza dell’Unità d’Italia e delle Forze Armate, alle quali non si può negare di aver espresso il massimo contributo all’unità nazionale. Contributo che va ben oltre la guerra guerreggiata. Come nella recente esperienza della Pandemia, l’alto livello di addestramento e di efficienza delle Forze Armate a gestire situazioni di crisi di qualunque genere, ha giocato una parte determinante nella capacità di risposta della nostra Nazione. Il Soldato, di terra, di mare e dell’aria, in servizio o in congedo, ha risposto alla chiamata all’adunata senza indugio e forte dell’educazione alla disciplina, cibo quotidiano, non più cieca edincondizionata come possono pensare i male informati, ma pronta e responsabile, come è oggi tra gli uomini con le stellette, si è messo al servizio della Patria nel corso della Pandemia, come pure ogni volta che un terremoto, un’alluvione o qualunque emergenza ha visto la popolazione civile inerme e sofferente. I poveri resti di un soldato non potuto identificare hanno giustamente ricevuto gli onori, e nel raccoglimento di chi ha il cuore capace di provare emozioni, l’Altare della Patria non è solo una foto ricordo, un selfie tra i tanti. Oggi i caduti hanno un nome e un cognome, anche quando i loro corpi possono essere dilaniati come a Nassiriya, sono identificabili, ma non per questo meno degni di onore. E non sono meno degni di onore quegli uomini in divisa, che preoccupano qualcuno, ma loro, gli uomini in divisa, non sono preoccupati di rispondere alla chiamata a fare il loro dovere, consapevoli che potrebbe essere la loro volta. Perciò, si tratti di andare per il mondo a interporsi tra coloro che fan fischiare pallottole, o a raggiungere contrade isolate per portare cibo e medicine alla popolazione, a rincorrere per i vicoli di una città un pericoloso soggetto, anche senza avere con sé l’arma d’ordinanza (che tanto se la usi è pure peggio) e ricevere undici coltellate da uno sbarbatello delinquente in erba marijuana, tutti questi uomini meritano gli onori ogni giorno. Non è la parata del mattino del 4 novembre che propizia il saluto a questa categoria di Cittadini, che magari il 5 novembre mattino qualcuno sbeffeggia per strada, qualcun altro affronta con sassi e bastoni per affermare il proprio diritto a manifestare, gli opinionisti dichiarano di temere, e magari quello stesso uomo in divisa, la sera ci lascia la pelle in un vicolo romano, o investito da un treno mentre stava inseguendo un ladro in fuga, o in una terra che non gli ha dato i natali si guadagna un cappotto di legno con sopra il tricolore perché un fottuto oriundo che vuole le donne coperte dalla testa ai piedi ha premuto un grilletto di un mitra al grido della sua inciviltà. Sappiano i benpensanti Italiani, cittadini con la minuscola, che blaterano al riparo da ogni pericolo, e pretendono cospicue provvigioni per le loro dichiarazioni manco fossero il Dalai Lama o Buddha, che ogni mattina, quando un uomo in divisa esce di casa, c’è una madre che prega per lui, una sposa che prega per lui, che vivono nell’incubo di vedere al campanello della porta di casa un uomo in divisa che non è il figlio, il marito. Perciò anche a febbraio, a giugno, a dicembre, ma si, esageriamo, tutti i giorni dell’anno oltre al 4 novembre rendiamo onore a questa stirpe di gente Italiana, e allora si che il 4 novembre possiamo andare a Piazza Venezia e nelle piazze di tutte le altre città a sventolare le bandierine del tricolore.