culturasecondo piano

SONO TUTTI ZIDANE

di Luigi Sparagna

Reduce da un breve soggiorno in Francia, conservo una certa amarezza per aver constatato che da quelle parti, nonostante la vicinanza geografica, anzi per meglio dire visto il contatto frontierasco, in vernacolo “culo e mutanda”, nessuno parla un minimo di italiano, e se si prova a chiedere una informazione nella nostra meravigliosa lingua la risposta è uno scrollare di spalle quasi schifato, di cui dovremmo ricordarci quando sono loro a venire in Italia e noi a sforzarci di parlare in francese per risultare comprensibili nella langue d’oc e d’oil. L’attenzione italiana ai Francesi l’abbiamo mostrata anche recentemente con la calda e premurosa accoglienza al presidente Macron in visita in Italia, scarrozzandolo per i vicoli di Trastevere, esternandogli calorosi saluti e ovazioni da stadio. Ma non basta i francesi sono evidentemente ancora incazzati con noi per la capocciata di Zidane a Materazzi che gli costò anche il mondiale. Episodio alquanto significativo del contrasto tra la proverbiale gentilezza francese e lo spirito prepotente e violento che emerge quando gli tocca star sotto. Si può capire. Un popolo che ha fatto una rivoluzione con tanto di taglio di capoccia al Re, ma che diversamente da altri che parimenti hanno fatto, senza tuttavia imbrattare di sangue le lame della ghigliottina, ha guadagnato l’onore delle cattedre scolastiche che ne decantano i meriti e ne fanno i salvatori del genere umano che Gesù Cristo in confronto a loro pare un principiante, non può che comportarsi così, cioè con una presunzione che supera il buon gusto. La rivoluzione francese, peraltro, è una delle tante. Mi sfugge il merito di aver detronizzato la Monarchia in favore della Repubblica. In Italia è avvenuto lo stesso ma con un Referendum e senza un assassinio di sangue reale. In Inghilterra invece la Monarchia resiste ed è apprezzatissima, ma anche in Svezia e in Spagna ci sono teste coronate e le cose non vanno poi così male. Vivaddio se non può sembrare contraddittorio che i Francesi dopo aver così meritatamente rivoluzionato, si sono ritrovati nuovamente con un Re, quel tal Napoleone Bonaparte che la corona in testa se l’è messa da solo per giunta, e tutti lo hanno osannato. Coerenza francese che non a tutti è dato comprendere. E più cerchiamo di onorare i buoni rapporti con i cugini francesi, più sembra che i guasconi ti chiedono con gentilezza un dito e pretendono un braccio offendendosi se non lo ottengono, e negli ultimi tempi proponendosi nello scenario mondiale come il punto di autorevole equilibrio Europeo. Ne sono esempio i summit con la Germania della Merkeldisdegnati da Salvini Ministro che preferiva non giocare a tresette ma confrontarsi nel Parlamento Europeo sui problemi che si volevano in discussione all’Eliseo. Per ultimo, arrivando ai nostri giorni, i francesi ci puntanoinopinatamente il dito addosso, giungendo ad affermare che vigileranno sul governo Italiano della Meloni, guadagnandosi così l’elegante tirata di orecchie di Mattarella. Macron in primis, ed alcuni suoi accoliti, ci accusano di scarsa umanità e spirito di solidarietà perché non vogliamo accettare lo sbarco incontrollato di migranti sul nostro territorio, e quando qualcuno gli ricorda che la bandiera esposta su una nave non è per bellezza, ma esprime una territorialità secondo il diritto della navigazione, tanto da dover fare rotta verso i porti francesi, non solo si indignano perché non vogliono i migranti in casa loro, ma si precipitano ai controlli di sicurezza allo sbarco nel loro approdo, rinforzano i controlli doganieri ai confini terrestri di Ventimiglia perché sia impenetrabile la loro terra ai non graditi e urlano a gran voce contro all’Italia che ha rimesso a posto la grandeur. Direi che ancora sono leggermente incazzato per il fatto che la Francia è stata porto sicuro per i terroristi delle Brigate Rosse che hanno trovato riparo all’ombra della torre Eiffel. Oltralpe sono rinati, vale ricordarli:

Giorgio Pietrostefani, fondatore di lotta continua, ritenuto mandante dell’omicidio Calabresi;

Narciso Manenti, ritenuto colpevole dell’omicidio dell’Appuntato dei Crabinieri Giuseppe Gurrieri, ucciso davanti al figlio quattordicenne in uno studio medico, dove il Manenti si era recato per sequestrare un dottore che prestava servizio presso gli istituti penitenziari di Bergamo;

Marina Petrella, ex BR riconosciuta tra i responsabili dell’omicidio Galvaligi;

Giovanni Alimonti, altro nome di spicco noto agli addetti ai lavori, accusato del tentato omicidio di un vicedirigente della Digos;

Maurizio Di Marzio, sfuggito alla retata dell’aprile 2021 e arrestato i seguito, è al centro di una diatriba sulla prescrizione. Dovrebbe scontare in Italia un residuo di pena a 5 anni e nove mesi di carcere per banda armata, associazione sovversiva, sequestro di persona e rapina. Gestisce a Parigi da molti anni un noto ristorante, il “Baraonda”;

Sergio Tornaghi, condannato all’ergastolo per banda armata, protetto dalla cosiddetta dottrina Mitterand, che negli anni ottanta divenne la regola dell’allora Presidente Francese per offrire asilo politico ai terroristi in fuga dall’Italia;

Cesare Battisti, uno per tutti, anche lui ha utilizzato la Francia in periodi differenti alternando i suoi soggiorni con il brasile.

Per fortuna che la Meloni non si lascia spaventare dalle minacce e le sornione prese di contatto di Macron, che deve andare a raccontare a qualcun altro di essersi trovato a fare il turista per Trastevere nel momento migliore per stringere la mano alla Giorgia nazionale. Non gli vien fatta di ritagliarsi il ruolo di tutor e badante che vorrebbe svolgere nel nostro Paese, dopo che anche Putin lo ha mandato a casa preferendogli il Turco Erdogan.

Quante ne sopportiamo di queste francesità !  non c’è da andare oltre. La vera natura del Francese fatica a nascondersi dietro le buone maniere e il bon ton e si rivela per essere aggressiva e pretenziosamente prevaricante. Noi saremo tutti Materazzi, capaci di incassare una capocciata ma di vincere il mondiale, i Francesi sono indubbiamente tutti Zidane, capaci di gran classe e di prendere a capocciate l’avversario, perdendo però la faccia e il mondiale.

P.S. mi sono sempre chiesto, chissà se Materazzi ha sfoderato la solita furbizia italica provocando ad arte il focoso francese ?